Il principio di non contestazione nel giudizio tributario ha grande importanza in ragione della compressione dell’istruttoria e della limitazione delle prove ammesse. Per questo motivo e per la natura dei rapporti controversi il Giudice deve, quindi, ravvisare con prudenza i fatti non contestati. Occorre, inoltre, distinguere la posizione dell’Ente impositore da quella del contribuente, consentendo solo a quest’ultimo di contestare soltanto in sede processuale i fatti che l’avversario adduce durante le indagini fiscali. La contestazione deve poi avvenire nella prima difesa utile, ma in assenza di preclusioni la parte resistente può contestare i fatti allegati dal ricorrente in prossimità dell’udienza quando si costituisca oltre il termine sancito dall’art. 23, D.L.vo n. 546/1992. Infine, sempre per la particolare rilevanza della materia del contendere va ammessa una contestazione “tardiva ma giustificata”, rispettando però il principio del contraddittorio.
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“Il principio di non contestazione nel processo tributario”, in Giurisprudenza delle imposte, n. 2\2018;